L’altare, inaugurato nel 1715, portava inizialmente il titolo di San Carlo Borromeo. Vi era collocata una pala dipinta dal Giovanni Battista Bellcci con le figure della Madonna con il bambino e i santi Carlo Borromeo, Andrea apostolo e Francesco Saverio: questa tela è collocata ora nella sacrestia del Duomo
Nel 1786 l’altare venne affidato alla cura della Fraglia degli Stovigliai (i ceramisti di Este); tale cura fu conservata dai ceramisti fino oltre la metà dell’Ottocento.
Nel 1906 l’altare venne dedicato al Sacro Cuore di Gesù e fu realizzato un nuovo dipinto insieme ai sei candelieri in argento dell’orefice padovano Luigi Fontana. La pala attuale è di Giovanni Gagliardi (1838-1924) e raffigura Gesù, assiso su un trono di nubi, mentre mostra il suo cuore pieno di amore: ai lati San Giuseppe, proclamato dal papa nel 1870 patrono di tutta la Chiesa e san Prosdocimo, primo vescovo di Padova e patronato della stessa diocesi.
Dal 1° novembre 1992, in un piccolo incavo ai piedi dell’Altare, sono stati riposti i resti mortali del Servo di Dio Guido Negri (1888-1916) apostolo dell’impegno sociale cristiano.
Guido Negri nacque a Este nel 1888. Nell’infanzia e adolescenza frequentò la scuola di Este e le varei attività formative della parrocchia del Duomo. Divenne ben presto animatore dei gruppi giovanili dell’Azione Cattolica, segretario del circolo San Prosdocimo, maestro di catechismo, terziario domenicano presso la basilica delle Grazie, presidente dei giovani universitari cattolici di Padova.
Studiò lettere all’università di Padova e in seguito all’Università di Firenze dove era stato trasferito per completare il corso di allievo ufficiale di Fanteria. Nel 1914 non ancor laureato poté insegnare per alcuni mesi presso il Collegio Cavanis di Possagno.
Ebbe come consigliere spirituale tra il 1911 e il 1913 san Leopoldo Mandic: restano alcune lettere a lui indirizzate per aiutarlo nel discernimento della sua vocazione.
Scoppiata la prima guerra mondiale nel 1915 fu richiamato in servizio come tenente e invitato ad Auronzo nel Cadore. Con un permesso speciale si laureò a Padova il 14 marzo 1916 e il 1 aprile riprese servizio come capitano nell’Altopiano di Asiago. Pur essendo malato rimase vicino ai suoi soldati fino alla fine della sua vita: il 27 giungo 1916 all’inizio di un’azione militare sul Monte Colombara venne colpito a morte.
Il suo corpo venne sepolto inizialmente alle pendici del Monte Colombara, poi alla fine della guerra nel luglio del 1919, venne trasportata nel cimitero militare in Val di Nos e nel 1922 nel cimitero di Gallio. Gli estensi chiesero che il corpo ritornasse a Este e nel 1934 fu tumulato nel cimitero di Este nella zona detta Famedium. Il 1 novembre 1992 durante una solenne liturgia presieduta dal vescovo Antonio mattiazzo i resti del suo copro vennero traslati dal cimitero di Este in Duomo.
Nel 1923 venne avviata la causa di Beatificazione: nel 1972 tale processo canonico venne considerato concluso positivamente ma papa Paolo VI diede l’indicazione di attendere un tempo di maggiore serenità per la proclamazione a beato della figura di Guido Negri, visto il particolare momento storico di manifestazioni pacifiste e contestazioni ecclesiali.
Il Vescovo Angelo Bartolomasi che lo conobbe così scrive di lui: “sotto il sorriso dolce e l’atteggiamento umile e modesto, palpitava un cuore grande, un’anima forte, una tempra di vero apostolo”.
Tenne un suo diario personale scritto dal 1910 al 1916 che venne pubblicato dal suo primo biografo Giuseppe Ghibaudo con il titolo L’Itinerario della Croce. Altri testi raccontano la sua vita.
Per un approfondimento della figura di Guido Negri: www.guidonegri.it